HISTORY

terra che parla

TERRA CHE PARLA

Dopo avere attraversato l’antico greto del fiume contornato da canyon e formazioni lunari; un bagliore illumina la vista.
Una immensa macchia, gialla come il sole, accende un ambiente monocromatico al quale i nostri occhi si erano ormai abituati.
Non ci sono parole di fronte a questo paesaggio alieno pennellato da sfumature surreali, tappezzato da laghetti verde acido, fumarole gorgoglianti, sorgenti di acque bollenti incorniciate da formazioni di cristalli luminescenti.
Il paesaggio è mutevole, mai uguale, si modifica ogni minuto, ogni ora, ogni giorno; quello che vedi oggi domani potrà non esistere più.
Quello che oggi è qui, domani potrà essere da un’altra parte.
Siamo proiettati nella favola di una terra che ribolle davanti agli occhi, e sussurra sotto i piedi.
Il Dallol è un vulcano stanco e assopito che si trova nella depressione Dancala, il luogo più caldo e inospitale del pianeta.
Sono i nomadi Afar gli unici frequentatori di questa landa di terra; raccontano che i Jinn, minuscoli folletti invisibili, abbiano trasformato una immensa distesa di mare azzurro, in un inferno dalle tinte verde giada con sfumature cobalto, rosso granata, giallo zolfo, arancio sulfureo e bianco perfetto.
Il vento soffia costante, all’orizzonte le carovane del sale si allontanano lente e si perdono nell’infinito.
Mi domando se quella che ci circonda è la fiaba di un paradiso oppure l’inferno!
Rimane la visione di uno spettacolo indescrivibile.
Dallol, un altro pianeta.


 THE LAND THAT SPEAKS

After crossing the ancient riverbed surrounded by canyons and lunar-like formations, a glow illuminates the view.
An immense stain, yellow as the sun, lights up a monochromatic environment to which our eyes have become accustomed.
There are no words before this alien landscape painted by surreal shades, covered with acid green ponds, bubbling fumaroles, springs of boiling water framed by luminescent crystal formations.
The landscape is changeable, never the same, different every minute, every hour, every day; what you see today may no longer exist tomorrow.
What is here today may be somewhere else tomorrow.
We are projected into the fairy tale of a land that boils before our eyes and whispers un-der our feet.
The Dallol is a spent dormant volcano located in the depression of Dancalia, the hottest and most inhospitable place on the planet.
The Afar nomads are the only ones frequenting this piece of land; they say that the Jinn, tiny invisible elves, have transformed an immense expanse of blue sea into a hell of jade green hues with shades of cobalt, garnet red, sulphur yellow, brimstone orange and per-fect white.
The wind blows constantly; far on the horizon, the salt caravans recede slowly and are lost in the infinite.
I wonder if what surrounds us is a fairy tale paradise or hell itself!
The vision of an indescribable spectacle remains with us.
Dallol, another planet.

BACKSTAGE

ETHIOPIA Dancalia
Ci troviamo nel Dallol anche chiamato “le porte dell’inferno”. Un luogo straordinario per la ricchezza geologica del suo sottosuolo ma anche rischioso per le sue esalazioni.
Una sinfonia di colori che lascia stupefatti. Un mix di magia e follia. Guardando questi ambienti ho rivisto certe straordinarie situazioni incontrate in alcuni parchi dall’altra parte del mondo ma la differenza è che qui nel Dallol siamo davvero nel mondo primordiale e l’aria che si respira è di un’altra era.

 

We find ourselves in Dallol, also called “the gates of hell”. An extraordinary place for the geological richness of its subsoil, but also a dangerous one due to its exhalations. A symphony of colours that leaves you amazed. A mix of magic and madness. Looking at these environments, I have recalled certain extraordinary situations I’ve encountered in some parks on the other side of the world. The difference is that here in Dallol, we really are in the primordial world, and the air we breathe is from another era

 

 

Category
Streetstories