BABDOUKALA
Raggi di luce fioca filtrano dal cielo e si mischiano a polvere sospesa.
Fumo nell’aria, profumo di carne che cuoce lenta. Fumo che sale.
Voci si mischiano a voci, passi a passi.
Motorini sfrecciano tra passanti indifferenti. Rumori in sottofondo.
Profumo di pesce fritto, olio che frigge.
Babdoukala non regala colori ma odori forti, rumori intensi e gatti.
Gatti ovunque.
Babdoukala è movimento perenne.
A pochi passi dalla grande piazza ma lontani dalla piazza.
Lo stretto vicolo laterale si accende di rosso orca.
Passa un uomo e poi silenzio, passa una donna grassa e ancora silenzio. Ombre.
Il vicolo è stretto, è un mondo parallelo.
Il vicolo è ombra, armonia, luce calda, muri e silenzio perenne.
Terra d’ocra, terra bruciata, terra d’ombra.
Il vicolo è un uomo alla volta.
Babdoukala sembra troppo distante con i suoi rumori e i profumi.
Pochi passi ancora e si raggiunge Dar el Bacha.
BABDOUKALA
Smoke in the air, the smell of slow cooking meat, smoke rising.
Voices mix with voices, footsteps.
Scooters whizz through indifferent passersby. Noises in the background.
Scent of fried fish, oil frying.
Babdoukala does not offer colors but strong smells, intense noises and cats.
Cats everywhere.
Babdoukala is perennial movement.
A few steps from the large square but far from the square.
The narrow side lane lights up with red orca.
A man passes and then silence, a corpulent woman takes off and still silence. Shadows.
The alley is narrow, it is a parallel world.
The alley is shade, harmony, warm light, walls and perennial silence.
Ocher earth, burnt land, earth of shadow.
The alley is one man at a time.
Babdoukala seems too distant with its noises and perfumes.
A few steps further and you reach Dar el Bacha.