SOLITA NOTTE
Ascolto la sua voce giungere da lontano, parole che risuonano come una melodia.
La cerco in mezzo alla folla che scorre lungo lo stretto vicolo del bazar; incontro sguardi, sorrisi, veli colorati e botteghe affollate.
Giovani ragazze dagli occhi languidi sussurrano parole dolci, come dolci sono le loro labbra dipinte di rosso.
Avvolte nei sahel colorati sono ancora più belle, profumate come l’acqua di rosa di Kashan.
Mi perdo al nitrire dei cavalli che trascinano la carrozza lungo il perimetro della piazza.
Un attimo fatale! L’ho persa.
Mi perdo tra cupole di moschee illuminate dalla luna, tra zamplli che si involano verso il cielo; mi perdo e fisso Ali Qapu riflettersi nella grande vasca.
Figure diventano ombre che si specchiano nell’acqua prima di scomparire risucchiate.
I’m the artist! confida il giovane Abbas, esibendo collezioni di jeans magistralmente taggliuzzati e un sorriso dolce sotto la sua barba ben curata.
Ho di fronte a me the Artist. L’uomo che con i suoi tagli regala il miracolo della vanità.
Sogghigna e riprende l’opera maneggiando una Gillette anni sessanta e una minuscola, usurata spazzola di ferro. – I’m the artist!
L’ho persa. Persa per sempre.
Rimbombano nella mente i versi di Hafez letti ai piedi della sua tomba e il canto dell’usignolo incontrato nella maddrassa coranica a Shiraz.
L’Imam con la barba bianca che mi sussurra parole incomprensibili mentre fissa la fontana di acqua color smeraldo.
Lei è scomparsa, come si dissolve la bolla di sapone volata verso le alte volte del soffitto del bazar.
Rimane la melodia di quella voce che diceva – welcome in my country.-
E’ una delle solite notti nella piazza di Isfahan.
Una notte diversa ma uguale, calda ma fresca, luminosa ma buia, silenziosa ma rumorosa, dolce ma amara, profumata e acre.
Una notte Persiana
USUAL NIGHTS
I listen to his voice coming from afar, words that resonate like a melody.
I look for her in the crowd that runs along the narrow alley of the bazaar; meeting glimpses, smiles, colored veils and crowded shops.
Young girls with languid eyes whisper sweet words, how sweet their lips are painted red.
Wrapped in colored sahel are even more beautiful, perfumed like Kashan rose water.
I lose myself to the neighing of the horses that drag the carriage along the perimeter of the square.
A fatal moment! I lost it.
I get lost among domes of mosques illuminated by the moon, between zamplli that fly towards the sky; I get lost and fix Ali Qapu reflecting in the big tub.
Figures become shadows that are reflected in the water before disappearing sucked.
I’m the artist! confides the young Abbas, exhibiting collections of jeans masterfully taggliuzzati and a sweet smile under his well-groomed beard.
I have the Artist in front of me. The man who with his cuts gives the miracle of vanity.
Somphigna and takes over the work by handling a Gillette sixties and a tiny, worn-out iron brush. – I’m the artist! –
I lost it. Lost forever.
The lines of Hafez read at the foot of his tomb and the song of the nightingale met in the Quranic madrasa in Shiraz.
The white-bearded Imam whispers incomprehensible words as he stares at the emerald-water fountain.
She disappeared, as the soap bubble faded towards the high ceilings of the bazaar.
The melody of the voice that said – welcome in my country.
It’s one of the usual nights in the square of Isfahan.
A different but same night, warm but fresh, luminous but dark, silent but noisy, sweet but bitter, fragrant and acrid.
One night Persian